Massimo Turchi
La storia di Felice Pedroni
Un emigrante italiano nella corsa all'oro in Alaska
(e-book)
Kappaeventi (Civitavecchia, Roma), 2009
ISBN 978-88-7418-581-8
Pagine: 79

 
Massimo Turchi ricostruisce nei dettagli la storia del cercatore d'oro Felice Pedroni, fondatore della città americana dell'Alaska Fairbanks. Pedroni, nasce a Trignano di Fanano (Mo) nel 1858 è il quarto di sei fratelli. La famiglia è povera. Nel 1870 il padre muore e i fratelli maggiori devono partire in cerca di fortuna. Fabiano parte per la Corsica, l’Africa e infine l’America. Nel 1881 Domenico e Felice vanno in Francia a lavorare nelle miniere di carbone, ma il lavoro è troppo duro e tornano a casa. Lo stesso anno Felice parte per l’America e raggiunge Fabiano. Per 14 anni fa tanti lavori spostandosi verso Ovest. Nello stato di Washington, nel 1888, diventa cittadino americano col nome di Felix Pedro. Nel 1894, in un incidente minerario muore un suo amico e questo lo fa decidere di diventare cercatore d’oro. Nel 1895 si trasferisce a Forty Mile, Yukon (Canada). Quando nel 1897, negli Stati Uniti arriva la notizia della scoperta del Klondike e miglia di persone partono per raggiungere i campi minerari, Pedroni se va a Ovest a cercare in un territorio semi-sconosciuto vivendo anni di intense avventure. Riesce a diventare amico degli indiani (che odiano i bianchi). Nel luglio del 1902, malato e ormai sfiduciato, trova l’oro, uno dei più ricchi giacimenti auriferi dell’Alaska. Fairbanks, oggi la seconda città per importanza, è dedicata ad un senatore dell’Indiana che diverrà vice-presidente degli Stati Uniti. Felice è ricco e nel 1906 torna in Italia per sposarsi, conosce una maestrina e la corteggia assiduamente, ma alla fine, lei, anche per le pressioni della famiglia, rifiuta la proposta. Nel novembre dello stesso anno, in America, Felice sposa un’irlandese che gestiva una locanda. Lei lo sposa per i soldi. Il suo socio, quello che lo ha aiutato a diventare cittadino americano, gli fa causa. Felice muore a Fairbanks nel luglio del 1910 in circostanze non chiare. Nell’ottobre dello stesso anno il tribunale riconosce al socio tutti i diritti e così la moglie rimane con pochi spiccioli.